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 Riguardo agli angeli

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MessaggioTitolo: Riguardo agli angeli   Riguardo agli angeli Icon_minitimeDom Set 16, 2012 7:11 am


ANGELI BUONI, ANGELI MALVAGI / GNOSTICISMO

Il tema angelico fu toccato già dagli autori cristiani più antichi. Non a caso troviamo talvolta nei loro scritti delle opinioni che sono state successivamente ricusate dalla Chiesa. Per esempio secondo Giustino, che scrisse nel II sec. d.C., gli angeli sarebbero dotati di un corpo fisico, simile a quello umano. Questa particolare interpretazione fece sì che si andasse affermando anche l’idea di un corpo fisico per i demoni, determinando culti deviati e l’inizio di una vera e propria devozione per Satana.
Sempre nel II sec. d.C. (ma per altri più tardi) fu scritto il "Pastore di Erma", in cui si sostiene che i primi esseri creati furono sei angeli che ebbero l’incarico di custodire l’universo. Altri angeli facevano capo a questi sei eletti e avevano invece il ruolo di custodi e protettori degli uomini. Ogni uomo sarebbe infatti accompagnato da un angelo buono e da uno malvagio, per cui è indispensabile ascoltare il primo e non rispondere al secondo, al quale è lasciata da Dio la libertà di metterci alla prova. Tuttavia l’angelo buono avrà sempre la meglio su quello malvagio e mai il secondo riuscirà a prevaricare il primo.
Questa concezione "dualistica" degli angeli buoni e cattivi è il frutto anche dell’influsso che nei primi secoli ebbe sui cristiani lo gnosticismo (dal greco gnosis = conoscenza), all’interno del quale gli angeli acquisirono un ruolo di primo piano. Nelle sette gnostiche vigeva infatti un principio fondamentale: poiché Dio è buono e il mondo materiale malvagio, Egli non può averlo creato. Di questo impegnativo compito furono incaricati invece gli esseri celesti, ordinati in due gruppi di sei. Come demiurghi (il demiurgo nella filosofia greca antica era colui il quale dava forma alla materia) crearono e governarono il mondo, ma su un piano inferiore, quindi lontano da quello della Sophia (Sapienza), dove si trovava il trono divino.
L’idea degli angeli-demiurghi era il frutto di influssi diversi, neoplatonici e zoroastriani, coniugati con il pensiero ebraico e il nascente cristianesimo. Furono proprio i teologi cristiani ortodossi a reagire, facendo rilevare che così si attribuiva agli angeli il compito di creatori, sostituendoli a Dio stesso.
La nascente teologia cattolica si concentrò quindi su definizioni che limitavano il ruolo degli angeli a quello di intermediari, come risultava dalle Sacre Scritture: "Fuoco pensante" li definì Clemente Alessandrino (150-212), per il quali gli angeli avevano il compito fondamentale di illuminare gli uomini con la sapienza di Dio e di condurli verso la luce, al fine di portarli fino alla conoscenza della Verità.

ORIGENE

Origene (185-253), che fu discepolo di Clemente Alessandrino, elaborò una tesi più articolata. Il filosofo suddivise in tre categorie gli esseri pensanti: al livello più basso stavano gli uomini, creature che si sono allontanate da Dio ma non in modo definitivo. In quello intermedio ci sono i demoni, angeli decaduti, per sempre consacrati al male ed eternamente lontani da Dio. Al primo livello ci sono gli angeli suddivisi in Virtù, Principati, Troni e Dominazioni, creature del bene, in stretto rapporto con Dio.
Nella proposta di Origene all’uomo è riconosciuta la libertà di decidere, in virtù del proprio comportamento, se andare in direzione del bene o del male, scegliendo la categoria in cui riconoscersi.
Secondo Origene gli angeli avevano anche un corpo simile a una stella, perché sarebbe impensabile immaginarli di puro spirito, non visibili, in quanto tale prerogativa è solo esclusiva di Dio. La loro visibilità è da porre in relazione al ruolo di custodi degli uomini. Singolare appare l’idea che ogni uomo abbia un numero variabile di angeli in relazione alle difficoltà delle situazioni che deve sostenere: maggiori saranno i problemi, più numerosi saranno gli angeli custodi. (vedi anche Angeli ribelli)

L'ASPETTO FISICO DEGLI ANGELI

Tra IV e VI secolo molti teologi affrontarono il problema dell’aspetto fisico degli angeli. Partendo dall’assunto di Origene, secondo il quale il puro spirito sarebbe solo prerogativa divina, molti pensatori giunsero alla conclusione che gli angeli dovevano necessariamente essere dotati di un corpo visibile, ma con caratteristiche particolari.
Evidentemente gli angeli, quando sono paragonati agli uomini, pare siano dotati di un corpo spirituale, ma se visti accanto a Dio risultano esseri corporei perché non possono essere come lo spirito divino.
Iniziarono allora ad affermarsi definizioni complesse, tendenti a identificare gli angeli come corpi costituiti da "fuoco e spirito", oppure, come sosteneva sant’Agostino (354-430), da "fuoco e aria".

SANT'AGOSTINO / GREGORIO MAGNO

Il problema dell’aspetto fisico degli angeli non fu il solo a interessare i Padri della Chiesa: si discuteva infatti anche il carattere imperfetto del loro essere, che aveva determinato la ribellione di alcuni e la loro conseguente caduti agli inferi.
In sant’Agostino, che sottolineò il ruolo di messaggero svolto dagli angeli, troviamo un’interessante puntualizzazione riguardo al loro libero arbitrio. Il grande filosofo africano stabilì infatti che gli angeli decaduti furono cattivi perché decisero di esserlo, abbandonando Dio e fuggendo il bene. Il Creatore, pur conoscendo il disegno di questi angeli, non volle privarli della loro libertà di scelta, lasciando così a loro la possibilità di stabilire quale via seguire.
Gli angeli hanno pertanto la stessa libertà lasciata agli uomini e possono decidere se andare in direzione del bene o del male. Il male non ha quindi origine in Dio, ma è determinato dalle scelte degli esseri (angeli o uomini) che orientano la loro esistenza nella direzione più consona al loro stato, che resta comunque imperfetto.
Gregorio Magno (540-604) si occupò invece del numero delle creature celesti che è indefinito per gli uomini, ma è definito davanti a Dio, perché quelle inviate sulla terra sono solo una parte. Altri angeli sono presso Dio in contemplazione al cospetto del suo trono, altri ancora svolgono il compito di messaggeri.

2. La teologia medievale

SINODI E CANONI

A partire dalla metà del VI secolo, di fronte alle teorie che incrementavano poteri e ruolo degli angeli fino a renderli creature molto lontane dalla loro effettiva dimensione cristiana, la Chiesa intervenne con sinodi e canoni.
Il Sinodo di Costantinopoli (543) condannò l’idea secondo la quale il Verbo di Dio sarebbe stato un angelo al più alto livello delle Gerarchie celesti. Inoltre il Sinodo rifiutò anche l’identificazione degli angeli in astri e corpi celesti.
Il Concilio di Roma del 745 proibì l’invocazione di alcuni angeli provenienti dalla cultura ebraica, in quanto creature consacrate al male, ossia demoni. Essi furono presto abbandonati nei culti più diffusi, ma continuarono ad avere una funzione importante nella religione popolare.

SCOTO ERIUGENA / GIOVANNI DAMASCENO

I teologi e i filosofi medievali continuarono a discutere sulla natura degli angeli, la cui forma puramente spirituale non trovava d’accordo alcuni pensatori che potremmo definire progressisti, come Scoto Eriugena (IX secolo), che attribuiva, influenzato da Platone, agli angeli uno spazio concreto in cui vivere tra il mondo umano e il divino.
Altri, privilegiando Aristotele, sostenevano che gli angeli erano immagini astratte e invisibili, prive di un vero e proprio luogo di residenza.
Tra il XII e il XIII secolo la grande discussione sulla natura degli angeli andò gradatamente verso una direzione precisa: infatti si affermò l’ipotesi dell’esistenza di un corpo spirituale, che mediava tra le due posizioni più estreme.
Sul tema della natura spirituale dell’angelo molto importante è la posizione assunta da Giovanni Damasceno (VIII secolo) il quale chiarì che "l’angelo può essere detto icona di Dio, poiché è stato creato a immagine di Dio, volendo significare con ciò che egli è dotato di una natura spirituale; è una sostanza intellettuale, dotata del libero arbitrio nella scelta tra il bene e il male".

BERNARDO DI CHIARAVALLE

Bernardo di Chiaravalle (1091-1153), che sostenne con grande devozione il culto degli angeli in ambito monastico, chiarì che i ruoli degli angeli sono molteplici, ma il principale è soprattutto quello di essere custodi degli uomini, ossia loro difensori. Con il loro lavoro costante e invisibile, gli angeli seguono infatti continuamente l’uomo, aiutandolo, rafforzandolo e sostenendolo in ogni momento. Le mani invisibili degli angeli proteggono l’uomo ed esse, oltre a essere un aiuto pratico, sono anche un segno teologico il cui valore deve essere posto ben oltre quello immediato e quotidiano. Infatti nelle mani dell’angelo il santo di Chiaravalle individuava "il duplice effetto dell’azione di soccorso, teso da un lato a ricordarci che la tribolazione non durerà per sempre, e dall’altro l’eternità della ricompensa" (Sermones in Psalmum "Qui habitat").
Ancora secondo san Bernardo, gli angeli "sono spiriti potenti, gloriosi, beati, distinti nelle loro persone, divisi secondo la loro dignità, fedeli fin dall’inizio al loro ordine, perfetti nella loro natura; eterei nel corpo, immortali, fatti e non creati impassibili, vale a dire per grazia e non per natura; puri nella mente, buoni nella volontà, devoti a Dio, totalmente casti, unanimi nella concordia, sicuri nella loro pace, creati da Dio, consacrati alla sua lode e al suo servizio" (De Consideratione, V, 4, 7).

SAN TOMMASO D'AQUINO

Il Concilio Lateranense, svoltosi nel 1215, fece ulteriore chiarezza contro le teorie di origine gnostica e decretò che vi era un solo e unico principio creatore, Dio, al quale facevano capo tutte le cose visibili e invisibili. Anche gli angeli furono quindi definitivamente riconosciuti come esseri creati da Dio parallelamente all’universo e fu negata la loro diretta partecipazione alla creazione. Essi, per quanto dotati di poteri soprannaturali e depositari della voce divina, furono quindi considerati ufficialmente "creature", ossia esseri di un livello inferiore, subalterni nel meccanismo celeste.
San Tommaso d’Aquino (1221-1274), che si occupò così a fondo di angeli da meritare il soprannome di Doctor Angelicus, fu un acceso sostenitore dell’incorporeità degli angeli e attribuì loro una natura totalmente spirituale. Egli si occupò del loro ruolo nell’architettura del creato e ipotizzò che agli angeli fosse affidato l’incarico di determinare il movimento degli astri, guidandone i moti secondo la volontà di Dio. (vedi Angeli e Astri)
Il suo interesse per gli angeli non fu solo di carattere teologico, ma anche mistico, legato a esperienze personali. San Tommaso fu seguito dagli angeli fin dalla tenera età e per tutta la vita ebbe contatti con questi esseri, che lo consigliarono e lo aiutarono nelle occasioni più difficili della sua esistenza. Senza dubbio questa esperienza, unita naturalmente al notevole approfondimento teologico, è stata determinante per l’elaborazione delle tesi esposte nella Summa Theologica, la sua opera maggiore, nelle quali dedicò molto spazio alla natura dell’angelo custode (vedi gli approfondimenti in questa sezione).

SAN BONAVENTURA

Nella speculazione teologica del XIII secolo, successiva al IV Concilio Lateranense, si andò anche affermando la continua necessità di una più attenta valutazione dei ruoli e dell’identità degli angeli.
San Bonaventura (1217-1274) stabilì che gli angeli erano parte di una sola specie, come gli uomini, provvisti di intelligenza, memoria e volontà; inoltre affermò che questi esseri erano dotati di libero arbitrio e in grado di agire seguendo il bene o il male, come dimostrato dall’azione di Lucifero.
San Bonaventura in parte rielaborò le teorie dello Pseudo Dionigi Areopagita sulle Gerarchie angeliche (vedi Gerarchie angeliche), affermando che solo l’ultima Gerarchia era incaricata di stabilire i rapporti con gli uomini. I Principati avevano il compito di governare e controllare che gli uomini fossero sempre orientati verso il bene; agli Arcangeli era riconosciuto il compito di messaggeri della voce divina; gli Angeli avevano invece un ruolo più applicativo e pratico: proteggevano gli uomini dai pericoli e soprattutto dalle lusinghe o dagli attacchi del demonio. Si noterà che l’impostazione proposta da san Bonaventura tendeva a riportare nelle schiere angeliche uno schema tripartito, simile a quello della Trinità.

3. L'angelologia moderna

RIFORMA E CONTRORIFORMA

Dopo la grande sistemazione legata alla filosofia medievale e soprattutto alle figure di san Tommaso e san Bonaventura, l'angelologia fu messa in secondo piano da problemi più pressanti, come quello di riformare la Chiesa, che ebbe come esiti, dopo una lunga gestazione, la Riforma protestante, luterana e calvinista, e la Controriforma cattolica. Va detto che il dibattito sugli angeli non fu del tutto trascurato all'interno delle dispute tra cattolici e protestanti, ma, per esempio, non si può fare a meno di osservare che nel corso del Concilio di Trento (1545-1563) il problema angeli non fu nemmeno trattato. Per vedere una prima concreta presa di posizione sull'argomento in seno al cattolicesimo della Controriforma, bisognò attendere fino al 1570, quando nel "Messale romano" di papa Pio V furono indicate quattro feste consacrate espressamente agli angeli, dedicate agli angeli custodi (il 2 ottobre), all'arcangelo Gabriele, all'arcangelo Michele e all'arcangelo Raffaele. Successivamente, nel 1614, nel "Rituale romano" di Paolo V fu indicato l'importante valore degli angeli custodi e amici degli uomini, in particolare nella nascita e nella morte.

GIOVANNI DELLA CROCE

Un importante impulso all'analisi teologica e spirituale sugli angeli si ebbe nell'ambito della corrente mistica che attraversò il XVI-XVII secolo con alcuni esponenti di indiscusso valore.
Per esempio il mistico spagnolo Giovanni della Croce (1542-1591) in più occasioni ebbe modo di descrivere l'importanza degli angeli, conosciuta soprattutto attraverso il costante rapporto con loro per mezzo della preghiera e della meditazione. Con il suo Cantico spirituale ci ha lasciato una memoria nitida del fondamentale ruolo degli angeli, confermando la loro determinante funzione di custodi e di intermediari tra l'uomo e Dio: "a lui vanno le nostre preghiere offerte dagli angeli" (Cantico spirituale, 2, 3).

FRANCISCO SUAREZ

Altri si occuparono del ministero degli angeli: Francisco Suarez (1548-1617) nel suo De angelis stabilì che il ministero delle creature celesti si suddivideva in sei azioni:

difendere l'uomo dai pericoli materiali e spirituali che potrebbero minacciarlo;
indurre l'uomo ad andare in direzione del bene e ad allontanarsi da ogni fonte del male;
contribuire ad allontanare i demoni dagli uomini;
farsi portavoce delle preghiere che gli uomini rivolgono a Dio;
pregare per gli uomini;
cercare di correggere e punire gli errori degli uomini, al fine di favorirne la conversione finale.

Il teologo gesuita spagnolo stabilì inoltre che la missione degli angeli custodi doveva essere considerata una verità da accettare completamente da parte di tutti e che negarla corrispondeva a commettere un grave peccato. Anche l'esistenza di Gerarchie angeliche andava considerata una verità di fede in quanto ammessa dalla Scrittura.

DENYS PETAU

Le valutazioni di Suarez furono presto considerate fondamentali nella dottrina cattolica sugli angeli; alla sua opera si affiancò l'articolato studio di Denys Petau intitolato allo stesso modo De angelis, nel quale il teologo, oltre a riflettere sui problemi del numero e del ministero degli angeli, ribadì che la loro esistenza è una verità di fede innegabile e che si tratta di esseri spirituali. Egli confermò inoltre con forza l'esistenza certa e oggettiva dell'angelo custode.

EMANUEL SWEDENBORG

Nel XVIII secolo, anche se la filosofia illuminista tendeva a valutare ogni cosa sul piano della razionalità, negando molti valori della religione, l'indagine sugli angeli continuò, benché attraverso interpretazioni spesso in contrasto con la visione dogmatica.
Emblematico è il lavoro del filosofo luterano svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772) che elaborò una tesi secondo la quale il mondo naturale e quello spirituale si incontravano, dando vita a un universo dove angelo e uomo potevano confondersi. Per il pensatore svedese gli angeli avevano sesso e vivevano come in una sorta di comunità costituita da tanti nuclei familiari; accanto all'attività di custodi e messaggeri, svolgevano anche i tanti compiti che la vita in gruppo richiedeva, curandosi di molteplici impegni, allevando i figli, difendendo il mondo dai demoni e scrivendo con una scrittura altamente sofisticata incomprensibile per gli uomini.

IMMANUEL KANT / ANTONIO ROSMINI

Naturalmente la visione di Swedenborg appare per molti versi ingenua e lontanissima dalle interpretazioni teologiche, oltre che in contrasto con le leggi della metafisica. Contro le ipotesi di Swedenborg si schierarono Immanuel Kant (1724-1804), che lo considerava un "visionario" e il filosofo cattolico Antonio Rosmini (1797-1855); quest'ultimo in particolare sottolineò e ridefinì con ulteriore chiarezza l'immagine totalmente spirituale dell'angelo, ponendo in evidenza con incisività soprattutto il suo rapporto con gli uomini
Di certo però l'interpretazione antidogmatica di Swedenborg ha avuto la funzione di creare un insieme di credenze arcane e mitologiche sugli angeli che ha alimentato numerose interpretazioni letterarie nate nel Romanticismo.

4. La posizione dei Protestanti

LA SACRA SCRITTURA E LE TRADIZIONI

La Riforma protestante rifiuta le espressioni di devozione nei confronti degli angeli, in cui sarebbero evidenti atteggiamenti cultuali in disaccordo con la Sacra Scrittura (cioè la Parola di Dio scritta e non quella orale, che costituisce la "Tradizione", accettata dalla Chiesa cattolica).
Per i cattolici quindi gli angeli, come la Madonna, meritano molta venerazione, mentre per i protestanti, che riconoscono validità solamente al dettato della Sacra Scrittura, a queste creature sono riconosciuti solo i ruoli e le funzioni che provengono dalle fonti scritte.

MARTIN LUTERO

Martin Lutero, figura centrale della Riforma protestante, rifiutava il culto degli angeli, come quello dei santi, considerandolo un peccato perché contrario alla visione della Bibbia, dove non vi sono indicazioni che prevedono alcun tipo di culto per i messaggeri divini. La posizione luterana è stata seguita da molti altri riformatori e indicata come corretto atteggiamento per non perdere di vista la separazione tra divino e umano.

GIOVANNI CALVINO

Giovanni Calvino considerava poco cristiano interrogarsi sull'aspetto, i ruoli e il numero degli angeli: tutte caratteristiche destinate a svilire l'autentico significato di quella "parte udibile e distinta" (gli angeli) che rappresenta una testimonianza vivissima della grandezza della creazione. Per Calvino, offrire agli uomini eccessive speculazioni intorno agli angeli, abbassando la loro dimensione su un piano troppo umano, era un modo per perdere di vista la fede e i misteri della Sacra Scrittura, quasi sempre molto più semplice di quanto certi filosofi volevano far credere.
La riflessione dei primi protestanti fu accentuata dalle interpretazioni successive, in particolare tra il XVIII e il XIX secolo, quando numerosi pensatori stabilirono che l'idea stessa dell'esistenza degli angeli e dei demoni in realtà andava vista come espressione di una sorta di superstizione e come tale redarguita poiché allontanava l'uomo dalla corretta visione teologica della Bibbia.
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