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 Caratteristiche di Cahetel

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MessaggioTitolo: Caratteristiche di Cahetel   Caratteristiche di Cahetel Icon_minitimeGio Feb 16, 2012 7:19 am


Cahetel, o Kahetheel, o Kahethe’el è l'ottavo Soffio e ultimo raggio angelico nel Coro nettuniano degli Angeli Serafini guidato dall’Arcangelo Metatron, nel quale governa le energie della Luna. Il suo elemento è la Terra; ha domicilio Zodiacale dallo 5° al 10° del Toro ed è l’Angelo Custode dei nati fra il 26 e il 30 aprile.
I sei Angeli Custodi del Toro, collettivamente, fanno dei loro nati persone serie, responsabili, gradevoli e meritevoli di fiducia; inoltre accordano loro la sicurezza materiale.
Il nome di Cahetel significa "Dio adorabile"

Il dono dispensato da Cahetel è la PROSPERITA'
Questo Angelo amministra le energie della Luna; di conseguenza, benché il suo elemento sia la Terra, egli è anche un Angelo delle Acque. L'energia che accorda fertilizza, espande e fa progredire tutto ciò che viene intrapreso. Invocandolo e assecondandolo i suoi protetti potranno avere successo in tutto ciò che concerne la fecondità e l'agricoltura, in tutte le professioni legate all'acqua e alla navigazione, nonché nel commercio (che è anch’esso un campo lunare) e in tutto ciò che deriva da questi ambiti.
Secondo Haziel Cahetel è anche l'Angelo del focolare e favorisce tutto ciò che riguarda la famiglia e il suo miglioramento. Conferisce inoltre estrema lucidità alle emozioni, alle cause dei nostri sentimenti di molteplice natura, alle loro origini, al loro potenziale. Di conseguenza, e per analogia, quest'Angelo è colui che permette di scoprire i veri sentimenti che animano le persone a noi vicine, nonché di interpretare le autentiche emozioni della Società (...). Da un punto di vista spirituale quest'angelo induce nell'uomo un senso di profonda gratitudine verso il Creatore per le ricchezze naturali presenti sulla Terra.
Cahetel secondo Sibaldi
Sibaldi osserva che nei giorni del Serafino Kahethe’el nacque il duca di Wellington: quello che a Waterloo assestò il colpo definitivo alle ambizioni imperiali di Napoleone e si dedicò poi serenamente all’amministrazione delle colonie indiane; sotto quest'angelo nacquero anche Edward Gibbon, l’autore della monumentale Storia del declino e della caduta dell’impero romano e Saddam Hussein, che volle un impero e finì per distruggersi, pressando troppo i popoli dell’Iraq con il suo pesante regime. E per quanto diversissimi tra loro, sia il duca, sia lo storico, sia il dittatore rappresentano altrettanti aspetti del principale talento dei Kahethe’el, che è quello di saper criticare spietatamente i sogni – i propri o quelli altrui, per loro non fa differenza. Come fossero tutti quanti lettori appassionati di Gibbon, anche i più idealisti tra i protetti di questo Serafino hanno la tendenza, l’ansia anzi, di individuare in qualsiasi ideale i sintomi della sua fatale decadenza, e di potersi impedire così di crederci. Come Wellington, provano un senso di sollievo più o meno dissimulato ogni volta che qualche idolo ormai invecchiato cade, che qualche sogno che ha fatto il suo tempo si infrange: «Lo sapevo, io» dicono annuendo, e si sentono saggi e in pace con se stessi. Ma questa severa attitudine rischia di eccedere nel tener d’occhio e frenare il proprio animo (e quello degli altri), spegnendo all'origine sogni e speranze. Molti invece osano, assecondano le proprie ambizioni, specie nella loro giovinezza, e appaiono affascinanti, brillanti, belli anche nel fisico, pieni di fiducia nel loro prossimo e ricambiati da eguale fiducia, complimentati, e tanto radiosi da dissolvere ogni forza ostile, visibile o invisibile, che possa trovarsi nel loro raggio d’azione. Ma attenzione: controllino bene che in loro stessi non sia in agguato una controparte interiore che segretamente scommette contro di loro, in attesa della sconfitta e di poter dire «Lo sapevo, io»... Invece questi non sono certo esiti fatali del loro destino: si muovano per tempo per impedire a se stessi di preparare tranelli. E' bene che i Kahethe’el prendano assolutamente sul serio tale loro lato nascosto e se ne tutelino. Non devono diventare gli oppressori di se stessi. Tutte le volte, per esempio, che si scoprono in flagrante a cullare il pensiero di una piccolissima felicità domestica, di un posto di lavoro sicuro e subordinato, di vacanze banali, e sospirano pensando a come se ne staranno tranquilli in pensione, sappiano che il loro lato peggiore sta agendo a loro danno, restringendo la loro visuale, inclinandoli a quelle poche pretese il cui unico pregio kaeteliano è di somigliare pochissimo a desideri propriamente detti. Quelli che cedono a queste inclinazioni svilupperanno un conformismo irritabile, pieno di sarcasmi rancorosi o di quella particolarissima ipocrisia che è tipica delle persone che si sono imposte di non sperare e non gioire mai. E se si considera che i Kahethe’el amano esercitare un certo potere su chi li circonda, e sono generalmente dotati di un buon talento comunicativo, è facile capire quali ombre possano rischiare di irradiare sugli animi altrui. Eppure, spesso non possono farci nulla: quella strana modestia si impossessa di loro come una nevrosi, facendoli sentire meschini, insignificanti, e costringendoli, davvero, ad annientare tutti i traguardi che potrebbero invece facilmente raggiungere.
Non per niente nel geroglifico del Nome del loro angelo si nasconde il messaggio 'io domino i profondi desideri dell’anima'.
Come affrontare ed esorcizzare questo demone? Come sempre si deve fare con le proprie zone d’ombra: ascoltandole, intendendone la profonda ragione, che è in realtà nobilissima. Come altri protetti dai Serafini, i Kahethe’el si trovano fin dalla nascita in quel punto chiave della crescita spirituale in cui l’io comincia a detestare tutto ciò che è egoistico. Il loro animo sta per librarsi ad altre altezze, è alla soglia di un nuovo modo di essere, più aperto, generoso, luminoso, e li indispettisce, li offende addirittura, ogni tratto dell’io ordinario che sappia badare soltanto al proprio vantaggio, alla propria piccola affermazione. I sogni di felicità che i Kahethe’el si sentono spinti a censurare e a schiacciare sono in realtà quelli dell’io limitato, poco evoluto: se ne accorgano, e non cedano alla tentazione di fare di ogni erba un fascio, rifiutando ogni sogno a priori. Se si rendono conto che può esserci qualcosa di nuovo in cui valga la pena di credere, possono divenire splendidi strumenti dell’evoluzione umana, con la loro capacità di annientare tutto ciò che non sia altrettanto nuovo e valido e pretenda soltanto di esserlo. Tra i Kahethe’el illuminati si contano critici geniali delle vanità della loro epoca, come il polemicissimo Karl Kraus, tanto temuto nella Germania prehitleriana; o critici della filosofia, come Ludwig Wittgenstein, tanto rigoroso, nel suo pensiero da dar torto persino a se stesso: ripudiò infatti nella seconda parte della vita quel che aveva teorizzato nella prima; e felicissimi, wellingtoniani distruttori di miti esagerati o scaduti (...). Come educatori, benefattori e promotori, poi, i Kahethe’el possono essere splendidi, se sanno prendere a modello la fata che annichila le sorellastre di Cenerentola aiutando a far emergere in lei quelle doti che le altre avevano cercato di soffocare. E' questo, appunto, quel che ogni Kahethe’el deve fare anche per se stesso, per la propria Cenerentola interiore: tentarla costruttivamente, senza temere l’ascesa alle più alte sfere della scoperta di sé.
Qualità di Cahetel e ostacoli dall'energia "avversaria"
Le qualità sviluppate da Cahetel sono risveglio spirituale, pollice verde, amore per la natura, gli animali e per i lavori della terra; immaginazione, modestia, riconoscenza; dona mentalità fortemente pratica, propensa agli affari e al lavoro, successo in qualsiasi tipo d'attività che produce sostentamento per gli uomini; potere di allontanare gli spiriti malvagi e le energie negative. L'Angelo dell’Abisso a lui contrario si chiama Akariel e rappresenta le attività sterili. Induce ingratitudine, cattivo carattere, rifiuto della natura; causa fallimenti commerciali, danni ai frutti della terra, rischi di aborti.
Meditazione associata al Nome
La meditazione associata a Cahetel si chiama "neutralizzare l'energia negativa e lo stress". Secondo la Kabbalah, infatti, la vibrazione di queste lettere agisce sull'ambiente che ci circonda (intendendo con ciò sia il nostro personale "campo energetico", sia l'energia dell'ambiente fisico in cui ci troviamo o quella trasmessa dalle persone), liberandolo dalla cupezza e da possibili influenze nocive. Meditazione: ora, concentrando la tua visione sulle lettere ebraiche della radice del Nome, senza pensare ad altro, respira e, lasciandoti permeare profondamente e a lungo dal suo significato, pronuncia questa intenzione: per il potere di questo Nome, la luce che purifica cancella le forze invisibili che mi minacciano e disattiva ogni energia potenzialmente dannosa, comprese quelle che si annidano dentro di me. Lo stress si dissolve. La pressione si libera. Il mio ambiente è in equilibrio e pervaso di energie amiche. L'energia equilibrata e positiva permea il mio essere e il mondo.
Esortazione angelica
Cahetel esorta a riconoscere, dentro di sè, il dono che dispensa ai suoi protetti di saper sedurre e persuadere, per attingere sicurezza e stima di sè e dedicare le proprie doti a sostenere la verità e la giustizia.
Giorni e orari di Cahetel
Se sei nato nei giorni di reggenza di questo angelo, Cahetel è sempre in ascolto per te; ma in particolare le sue energie si schiudono nelle date del tuo compleanno e negli altri 5 giorni che ti sono dati dal calcolo della Tradizione. Suoi giorni di reggenza sono anche: 16 gennaio, 28 marzo, 10 giugno, 25 agosto, 5 novembre; ed egli governa ogni giorno, come "angelo della missione", le energie dalle h. 2.20 alle 2.40. Assiste perciò, in particolare, anche i nati in questi giorni e in questo orario, in qualunque data di nascita, ed è questo l'orario migliore in cui tutti lo possono invocare. La preghiera rivolta specificamente a Cahetel è il 6° versetto del Salmo 94: Venite, adoremus et procidamus et genua flectamus ante Domino, qui fecit nos. (Venite, adoriamo. Prostrati e in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati).
Corrispondenze con le simbologie degli Arcani maggiori
A ciascuna delle 22 lettere ebraiche sono associati dei numeri, dunque ad esse possono venire associate anche corrispondenze con le relative simbologie dei 22 Arcani maggiori dei Tarocchi; questo può essere interessante per chi desidera interrogare questi simboli sul solo piano di vero interesse: quello cioè dell'introspezione psicologica. Mentre le lettere ebraiche si leggono da destra a sinistra, però, i corrispondenti Tarocchi vanno letti da sinistra a destra. In questo caso, la radice kaph-he-thaw del Nome risponde alla configurazione: "la Forza - il Papa - il Matto"
da cui la riflessione interiore che nasce dalle domande poste da questi arcani: chiede la Forza (inizio creativo, nuova energia) qual è, e dov'è, la mia forza? cosa devo domare? chiede il Papa: che cosa comunico agli altri e con quali mezzi? ho un ideale? chiede il Matto: da cosa mi sto liberando? da cosa devo liberarmi? Come posso canalizzare la mia energia?
CORI DI APPARTENENZA E ARCANGELI DI INFLUENZA
Rimando infine al Coro e alle energie arcangeliche che dispensano influenze ai nati fra il 26 e il 30 aprile. L'angelo Cahetel appartiene al Coro degli Angeli Serafini guidato dall' Arcangelo Metatron. Questa decade in particolare (21-30 aprile) cade sotto l'influenza dell'Arcangelo Binael, mentre il segno del Toro nel suo complesso cade sotto il dolce influsso dell'Arcangelo Haniel.
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